Emanuela Orlandi, parla monsignor Miserachs: “Benedetto XVI voleva far luce sulla scomparsa”
Roma. Nell’ambito dei lavori della Commissione bicamerale di inchiesta sulla scomparsa di Mirella Gregori (7 maggio 1983) e di Emanuela Orlandi (22 giugno 1983), il 3 settembre è stato ascoltato monsignor Valentino Miserachs Grau, maestro di canto corale nella scuola di musica Tommaso Ludovico da Victoria, frequentata da Emanuela. Ed era proprio lui il docente dell’ultima lezione a cui ha partecipato la quindicenne cittadina vaticana, prima che se ne perdessero le tracce.
Nel corso dell’audizione, monsignor Miserachs ha confermato tra l’altro quanto già dichiarato durante un’intervista rilasciata a una trasmissione televisiva: Benedetto XVI era intenzionato a scoprire la verità sulla scomparsa della Orlandi. E, il 4 maggio 2012, lo stesso Miserachs era stato interrogato dagli investigatori d’Oltretevere.
“Papa Benedetto voleva fare luce sulla questione”, ha dichiarato il monsignore. “Non so se oltre me è stato convocato qualcuno però io fui convocato dal capo della Gendarmeria, c’era anche l’assessore della Segreteria di Stato e qualche altro gendarme.”
Nei sotterranei
Anni dopo, il monsignore ha incontrato Francesca Immacolata Chaouqui, già componente della Commissione referente sulle attività economiche della Santa Sede (COSEA) e Pietro Orlandi, fratello di Emanuela.
“Sono venuti da me chiedendomi se si poteva reperire questa cassa che lei stessa diceva di aver consegnato nelle mani del cardinale”, ha ricordato Miserachs dinanzi all’organismo presieduto da Andrea De Priamo. “Lei diceva di aver portato una cassa che avevano consegnato al cardinale Santos Abril e che l’avrebbero portata nel sotterraneo dove c’è il cimitero dei canonici. Secondo quanto diceva, l’aveva portata personalmente e deposta nel sotterraneo dove c’è il museo dei canonici. Se c’è questa cassa, io non ho alcuna possibilità di accedere, la basilica è stata commissariata.”
La scuola di musica
Il monsignore poi ha ripercorso la storia della scuola in cui insegnava all’epoca dei fatti: la sua fortuna si doveva a suor Dolores Alzano, considerata in Vaticano con molta benevolenza. “Monsignor Caprio, della Segreteria di Stato, era di Benevento, suor Dolores di Salerno, avevano una naturale simpatia, i locali dell’Apollinare furono grazie a mons. Caprio.”
Nel 1987, la suora è deceduta a causa di un tumore e ciò ha coinciso con l’inizio della “decadenza” dell’istituto. “Don Pietro Vergari desiderava la chiusura della scuola però c’erano ancora troppi appoggi da parte del Vaticano per farla chiudere”, ha spiegato Miserachs.
Suor Dolores, Scalfaro e De Pedis
A proposito della scomparsa di Emanuela – è sempre il racconto del monsignore – Suor Dolores “sospettava di una signora dell’Est, si chiamava Spetzen, o qualcosa del genere ma la cosa non portò a nulla, non ci fu nessun fatto che provasse che questa persona”, fosse coinvolta nella vicenda.
Miserachs ha anche parlato dei suoi rapporti con Oscar Luigi Scalfaro. L’ufficio di questi si trovava nel complesso di Sant’Apollinare, allo stesso piano della scuola di musica: tra loro “c’era una relazione di cordialità tanto è vero che veniva ad ascoltare i concerti, anche con me aveva parole di stima, mi diceva, lei compone musica che non puzza di sagrestia, poi la sua segreteria aiutava certe mamme che chiedevano magari per il figlio, c’erano con lui degli assistenti, ricordo un tale Gallina.”
A proposito della possibile presenza, nei locali dell’istituto, di Enrico De Pedis, boss della Banda della Magliana spesso posto in correlazione con la scomparsa di Emanuela, “Non posso escluderlo”, ha detto, “c’era sempre tanta gente.”
Con riferimento infine a quanto riportato in una testimonianza secondo cui un insegnante della scuola, don Gaetano Civitillo, avrebbe avuto l’abitudine di riaccompagnare gli allievi in Vaticano: “Me lo ricordo bene don Gaetano e il suo modo di fare un po’ leggero, ma che accompagnasse non posso dire”, ha dichiarato il monsignore.
“Fantasiose elaborazioni”
Tra gli iscritti alla scuola di musica, il giovane Alberto Laurenti, futuro chitarrista, arrangiatore e autore di canzoni. Recentemente, con riferimento al caso Orlandi, alcuni giornali lo hanno citato, asserendo che, all’epoca della scomparsa, tra lui ed Emanuela vi sarebbe stato un legame di amicizia.
“In questi giorni ho letto fantasiose elaborazioni della verità che vedrebbero il mio nome accostato a quello di Emanuela Orlandi nel quadro di inesistenti frequentazioni amicali ed ambiziosi progetti artistici: nulla di più falso”, ha precisato Laurenti in una dichiarazione riportata dall’Ansa.
“Il rapporto tra me ed Emanuela si limitava a timidi sguardi e rapidi saluti tra adolescenti che frequentavano, una volta a settimana, i corsi di canto corale presso l’Istituto vaticano Ludovico da Victoria di piazza Sant’Apollinare a Roma.”
“Quello che più mi disturba e mi ha spinto ad intervenire”, spiega il musicista, “è che si vuol far passare una quattordicenne di quarant’anni fa, un’altra epoca, come una ragazza assetata di fama e successo che addirittura avrebbe sfruttato la presenza tra il pubblico di un programma televisivo per poter raggiungere chissà quale obiettivo pseudoartistico. Ho letto articoli vergognosi, i cui autori meriterebbero richiami disciplinari su cui il mio legale sta lavorando, che tentano di scavare nella testa di una ragazzina attribuendole iniziative mai avvenute.”
In quel periodo, dichiara Laurenti, “che va dai miei quattordici anni alla maggiore età, ho conosciuto e frequentato tanti colleghi del conservatorio, tranne Emanuela, più piccola di me con la quale, ribadisco, non ho avuto mai alcun rapporto eccedente un semplice saluto. Questa è l’unica verità, come riferito alle forze dell’ordine che mi sentirono come persona informata dei fatti oltre quarant’anni fa anche sulla mia presenza a Roma durante la sparizione della povera Emanuela.”
“Ho riferito loro che quel giorno raggiunsi l’ospedale Celio per sottopormi ad un piccolo intervento dermatologico dopo essermi spostato con mezzi pubblici da Orvieto dove prestavo il servizio militare presso la caserma Piave”, continua.
“Mi aspetto”, conclude l’artista, “che non vengano divulgate oltre notizie tanto false quanto sgradevoli nel rispetto di chi, come i familiari di Emanuela, sta cercando la verità da tanti, forse troppi anni.”
“Citare un artista famoso nell’ambito di una vicenda così triste al solo scopo di attirare i lettori oltre al possibile danno di immagine, che mi riservo di tutelare nelle sedi competenti, rischia di distrarre l’opinione pubblica dai risultati più seri che le varie commissioni di indagine stanno cercando di conseguire da tempo”, aggiunge l’avvocato Francesco Lauri, che assiste Laurenti.