Mostro di Firenze, riesumati i resti di Francesco Vinci: fu sospettato dei delitti
Firenze. Riesumati ieri, 27 settembre, presso il cimitero di Montelupo Fiorentino, i resti mortali di Francesco Vinci, una delle figure chiave nelle indagini sulla cosiddetta “pista sarda”, relativa ai delitti del Mostro di Firenze. L’esumazione è stata disposta dalla Procura della Repubblica, su richiesta della vedova Vitalia Melis e dei figli, al fine di accertare, mediante esame del Dna, se il corpo ritrovato, incaprettato e carbonizzato, nel bagagliaio di un’auto, a Pontedera in provincia di Pisa, nell’agosto 1993, appartenesse proprio al loro congiunto.
Alle operazioni, svoltesi al cimitero poco dopo l’alba, hanno presenziato le Pm Ornella Galeotti e Beatrice Giunti, i Carabinieri e uno dei figli di Francesco Vinci.
I resti, una volta recuperati, sono stati condotti all’istituto di medicina legale di Firenze, dove saranno sottoposti all’esame degli esperti incaricati dalla Procura, il medico legale Martina Focardi e il genetista Ugo Ricci, e di quelli nominati da Vitalia Melis, Aldo Allegrini e Eugenio D’Orio, a loro volta, rispettivamente, medico legale e genetista forense.
La moglie di Vinci, Vitalia Melis, “ha il forte sospetto che il marito sia ancora vivo. Racconta di averlo visto qualche giorno dopo la scoperta della scomparsa: la salutava con un cenno della mano da un’auto. Andò dai carabinieri, ma la cosa non ebbe seguito.” È quanto dichiara l’investigatore privato e criminologo Davide Cannella, che assiste la famiglia Vinci. All’inizio degli anni Novanta, si legge sul blog Del Mostro e della Mostrologia, la Melis e Cannella avevano partecipato alla trasmissione I fatti vostri, in onda su Rai Due e condotta da Giancarlo Magalli. Nella circostanza, la donna aveva dichiarato di essere alla ricerca della figlia, allontanatasi da anni dalla famiglia e menzionato il coinvolgimento del marito nella vicenda del Mostro di Firenze.
Chi è Francesco Vinci
Nato a Villacidro (Cagliari) nel maggio 1943, Francesco è il terzo dei sette fratelli Vinci (Giovanni, Salvatore, Francesco, Lucia, Maria, Carmela e Giuseppina).
Nei primi anni Sessanta, raggiunge, con la futura moglie, i fratelli Giovanni e Salvatore emigrati in Toscana. Si stabilisce a Montelupo, in provincia di Firenze. Si sposa e, nel 1964, nasce la prima figlia.
Nel 1966, grazie al fratello Salvatore, conosce Barbara Locci, di cui diviene amante. Verso la fine dell’estate del 1967, approfittando della temporanea assenza da casa del marito della Locci, Stefano Mele, Francesco Vinci va a vivere la donna. La moglie Vitalia lo denuncia quindi per concubinaggio, maltrattamenti e mancata assistenza alla famiglia. In seguito, ritira la denuncia e i due coniugi tornarono insieme.
Il delitto Locci-Lo Bianco
Dopo l’omicidio di Barbara Locci, uccisa a Signa con l’amante Antonio Lo Bianco il 21 agosto 1968 (forse il primo duplice omicidio del Mostro di Firenze), Vinci viene accusato da Stefano Mele di aver commesso delitto per gelosia. Viene arrestato. Risulta negativo all’esame del guanto di paraffina. La moglie testimonia in suo favore, confermando che la sera dell’omicidio Francesco si sarebbe trovato con lei. Tra i suoi effetti personali non viene ritrovata l’arma del delitto, una Beretta .22 che, negli anni a venire, sarebbe stata utilizzata dal Mostro. La sua moto, nel periodo in cui si colloca il delitto, risulta in riparazione. L’uomo viene dunque scagionato. Il duplice omicidio viene attribuito al marito di Barbara, Stefano Mele, riconosciuto seminfermo di mente e condannato a tredici anni di reclusione, il 18 maggio 1973.
La “pista sarda”
Passano gli anni, il Mostro di Firenze colpisce ripetutamente, maturando il proprio, riconoscibile approccio operativo. Si consolida, negli inquirenti, la consapevolezza di avere a che fare con un omicida seriale tra ai più elusivi. E, dopo il delitto del 19 giugno 1982 (vittime: Antonella Migliorini e Paolo Mainardi), a livello investigativo si delinea la cosiddetta “pista sarda”, che cerca di individuare l’omicida proprio tra gli emigrati che rientravano nelle frequentazioni di Barbara Locci e di suo marito.
Francesco Vinci è il Mostro di Firenze?
La sera del 15 agosto 1982 viene arrestato Francesco Vinci. Ufficialmente per maltrattamenti in famiglia. Il 17 agosto viene sottoposto a un lungo interrogatorio. Subito dopo il delitto Mainardi-Migliorini, è stata rinvenuta la sua automobile Renault 4, di colore bianco, nascosta nella campagna nei pressi di Civitella Marittima, in provincia di Grosseto, perché, ipotizzano gli inquirenti, poteva essere stata osservata da qualcuno sulla scena del crimine.
Vinci sostiene dapprima di essersi recato da quelle parti alla ricerca di un luogo in cui condurre la famiglia in vacanza. In seguito, afferma di essersi dato convegno laggiù con un’amante. In ogni caso, la sua auto si sarebbe guastata e lui l’avrebbe occultata per scongiurare il pericolo che venisse rubata.
Novembre 1982: viene ufficialmente comunicato a Francesco Vinci che è indagato per i delitti del Mostro. Dunque, oltre a quello del 19 giugno 1982, per i duplici omicidi del 14 settembre 1974 (vittime: Stefania Pettini e Pasquale Gentilcore); del 6 giugno 1981 (vittime: Carmela De Nuccio e Giovanni Foggi); del 22 ottobre 1981 (vittime: Susanna Cambi e Stefano Baldi).
Durante la sua permanenza in carcere, l’omicida colpisce altre due volte: il 9 settembre 1983 (vittime: Horst Wilhelm Meyer e Jens-Uwe Rüsch) e il 29 luglio 1984 (vittime: Pia Rontini e Claudio Stefanacci).
26 ottobre 1984: Francesco Vinci viene liberato. Appena lascito il carcere, incontra a cena il giornalista Mario Spezi cui, stando a quanto riportato dallo stesso Spezi, dichiara: “Il mostro è uno che si sa muovere di notte, in campagna, e che ha sofferto tanto da bambino.”
Le indagini sulla “pista sarda” si concludono, il 13 dicembre 1989, con una corposa sentenza-ordinanza nella quale il giudice istruttore Mario Rotella dichiara di non doversi procedere “per non aver commesso il fatto” nei confronti di tutti i sardi che nel corso degli anni erano stati indagati.
La morte
7 agosto 1993: Francesco Vinci viene torturato, mutilato, ucciso e bruciato insieme all’amico Angelo Vargiu. I corpi carbonizzati vengono rivenuti nella frazione Garetto di Chianni, vicino a Pontedera. Sono nel bagagliaio di una Volvo 240 di proprietà di Vinci. “Stiamo lavorando sul contesto umano di questa gente, un intreccio molto complicato dove convivono furti di bestiame, sequestri di persona, ultimamente anche droga. Molti segreti. Seguiamo ogni pista”, dichiara il sostituto procuratore incaricato delle indagini, Angelo Perrone. I funerali delle vittime si celebrano il 2 maggio 1994, non appena accertata la loro identità. Viene inizialmente accusato del delitto Giampaolo Pisu, un pastore di Orciatico, in seguito prosciolto. La morte di Francesco Vinci è uno dei più oscuri misteri nati a ridosso della vicenda del Mostro di Firenze. La riesumazione dei suoi resti mortali e la reiterazione delle analisi identificative oggi richieste, potranno gettare nuova luce sul caso?