“Sexual thrill is my bill”: vita, fantasie e delitti di Dennis Rader
1. “E’ nato un serial killer”
Wichita, Kansas. Martedì 15 gennaio 1974, il giovane Charlie Otero torna a casa da scuola e fa una scoperta agghiacciante. La sua famiglia è stata sterminata. Il padre, Joseph Otero, trentotto anni, è stato soffocato con una busta di plastica, come il fratellino, Jospeph Jr., nove anni. La madre, Julia Marie, trentatré anni, è stata strangolata con una corda. La sorella di Charlie, l’undicenne Josephine, è stata impiccata a una tubatura della cantina.
In esito ai consueti esami forensi condotti dalla polizia sulla scena del crimine, nell’abitazione degli Otero, all’803 North Edgemoor Street, vengono repertate, tra l’altro, tracce di liquido seminale, anche se sulle vittime risultano assenti indicatori di violenza sessuale.
Le indagini sulla strage non approdano a risultati significativi. E, negli anni a venire, a Wichita rimarranno insoluti anche i seguenti omicidi.
- Giovedì 4 aprile 1974: Kathryn Doreen Bright, ventuno anni, uccisa con tre pugnalate all’addome nella sua residenza al 3217 East 13th Street North. L’omicida si introduce in casa della donna e viene colto alla sprovvista dalla presenza del fratello di lei, Kevin, diciannove anni. Questi, inizialmente costretto dall’aggressore a legare la sorella, viene a sua volta colpito e si finge morto. La giovane muore presso il Wesley Medical Center, dove i soccorritori la conducono in fin di vita. A ottobre di quell’anno, uno sconosciuto telefona alla redazione del quotidiano Wichita Eagle suggerendo di recuperare una lettera nascosta tra le pagine di un libro di ingegneria conservato presso la biblioteca della città. Nel testo vi è una dettagliata descrizione degli omicidi Otero, la polizia si convince che provenga dall’assassino.
- Giovedì 17 marzo 1977: Shirley Ruth Vian Relford, ventiquattro anni, strangolata in casa sua, al 1311 South Hydraulic Street. L’omicida penetra in casa e chiude in bagno i tre figli della vittima. Lega la giovane al letto, le colloca un sacchetto di plastica sulla testa e la strangola. Sembra che si disponga a uccidere anche i tre bambini, che riescono a fuggire.
- Giovedì 8 dicembre 1977: Nancy Jo Fox, venticinque anni, strangolata presso la sua abitazione, all’843 South Pershing Street. L’omicida entra in casa dopo aver tagliato i fili del telefono. Nascosto in cucina attende il ritorno della donna. Il giorno successivo, chiama la polizia da una cabina telefonica e segnala il delitto. Sulla scena del crimine, repertato un paio di occhiali capovolti, verosimilmente dell’aggressore.
Venerdì 10 febbraio 1978. All’emittente televisiva Kake-Tv, di Wichita, giunge la lettera di uno sconosciuto che rivendica gli omicidi. Suggerisce vari possibili soprannomi per se stesso, tra cui “BTK” (“Bind, Torture, Kill”, “lega, tortura, uccidi”, dalle modalità operative adottate nei suoi delitti. “How many do I have to kill, before I get a name in the paper or some national attention?”, “Quanti ne devo uccidere prima che i giornali riportino il mio nome o di ricevere un po’ di attenzione nazionale?”, chiede. Ed afferma di essere indotto a colpire da quello che definisce “Fattore X”, una forza soprannaturale che, a suo dire, avrebbe guidato anche le azioni di altri due noti serial killer, Jack lo Squartatore e il “Figlio di Sam”. Allegata alla lettera, una poesia intitolata Oh! Death to Nancy, parodia del testo della canzone folk Oh Death.
Ipotizzando che l’assassino segua i programmi di Kake-Tv, la polizia chiede alla rete di inserire un messaggio subliminale nel corso del telegiornale della sera: un disegno che riproduce gli occhiali rovesciati rivenuti sulla scena del delitto Fox, con la scritta: “Now Call the Chief”, “Ora chiama il capo [della polizia].” Tentativo destinato a fallire. L’omicida, ammesso che percepisca il messaggio, si giarda bene dall’eseguire l’ordine impartitogli subliminalmente.
Nell’aprile 1979, la sessantatreenne Anna Williams fugge a un’aggressione. Qualcuno si introduce in casa sua e attende il suo ritorno. La donna tarda e lo sconosciuto si dilegua. Si ipotizza il coinvolgimento di BTK.
Domenica 5 maggio 1985. Al 6254 North Indipendence Street di Wichita, rivenuto il corpo senza vita di Marine Wallace Hedge, cinquantatré anni, uccisa per strozzamento.
Martedì 16 settembre 1986. Il cadavere di Vicki Lynn Wegerle, ventotto anni, viene ritrovato al 2404 West 13st Street North. La giovane è stata strangolata con una calza di nylon.
Nel 1988, a Wichita vengono uccisi tre componenti della famiglia Fager. La polizia riceve una lettera nella quale uno sconosciuto si qualifica come BTK e afferma di non essere responsabile del crimine, che pure afferma essere un ottimo lavoro.[1]
Venerdì 1° febbraio 1991. Vengono recuperati, al 6226 North Hillside Street, i resti mortali di Dolores Earline Johnson Davis, sessantadue anni, che risulta essere stata strangolata con un collant il mese precedente.
2. Incubo a Wichita
Poi, per tanti anni, BTK scompare. Nel gennaio 2004, a trent’anni dal caso Otero, il quotidiano Wichita Eagle pubblica un articolo in ricordo del massacro. La vicenda e, in generale, i delitti dello sconosciuto assassino, vengono ricostruiti nel volume Nightmare in Wichita: The Hunt for the BTK Strangler di Robert Beattie, un avvocato che lavora nella città teatro della vicenda.
Nel marzo 2004 al Wichita Eagle perviene una busta contenente una lettera di rivendicazione dell’omicidio di Vicki Wegerle, firmata Bill Thomas Killman (BTK). Allegate, tre foto della vittima e la sua patente di guida. La firma del mittente risulta vergata con una grafia riconducibile a quella degli scritti precedenti. Il materiale viene inoltrato all’FBI. L’indagine prende nuovamente avvio. All’epoca del fatto, dalle unghie della Wegerle era stato possibile recuperare tracce dell’aggressore, da cui ora viene estratto il Dna e posto a confronto con quello di più di milletrecento soggetti, senza approdare a risultati utili.
A maggio 2004, la redazione di Kake-Tv riceve una missiva firmata BTK, con un foglio di parole intrecciate (un cd. “crucipuzzle”) da decifrare, dei falsi documenti di identità e la scaletta di una preannunciata Storia di BTK. Il primo capitolo si intitola “A serial killer is born”, “è nato un serial killer”.
Il 9 giugno 2004, a un segnale di stop all’angolo tra First e Kansas Street, viene rivenuto un pacco che contiene disegni raffiguranti gli omicidi Otero, la lista dei capitoli della Storia di BTK e un testo intitolato The sexual thrill is my bill, che potremmo tradurre come “il brivido sessuale è il mio manifesto”.
Il 17 giugno 2004 viene ritrovato un plico, con l’etichetta “BTK”, presso la biblioteca pubblica di Wichita. Nella lettera contenuta all’interno, l’omicida comunica che si accinge a colpire di nuovo.
22 ottobre 2004: un autista della UPS rinviene una busta di Manila al cui interno vi è un collage di foto che ritraggono bambini vittime di violenza e un testo contenente una sorta di autobiografia del serial killer, con dati in seguito rivelatisi falsi, e una poesia con minacce di morte a uno dei poliziotti impegnati nelle indagini sul caso, Kenneth Landwehr.
Dicembre 2004: recuperata presso Murdock Park, un’altra busta, all’interno della quale la polizia trova la patente di Nancy Fox, una bambola con mani e piedi legati e un sacchetto di plastica sulla testa.
Ancora: sul retro di un furgone uno sconosciuto lascia una scatola con le scritte “BTK” e “Bomba”. All’interno, uno scritto nel quale l’omicida fa riferimento a soggetti da lui osservati e pedinati e riporta varie informazioni su di sé, fuorvianti. Nel testo si chiede anche se sia possibile risalire, dall’analisi di un floppy disk, al computer che vi abbia immesso dei dati. Tramite il quotidiano di Wichita, la polizia risponde negativamente al quesito.
Il 25 gennaio 2005 la rete televisiva Kake-Tv riceve le indicazioni necessarie per recuperare ulteriori reperti provenienti dallo sconosciuto assassino. Questa volta si tratta di una bambola con una corda al collo, evidentemente un diretto rimando a Josephine Otero e alle modalità della sua morte. Il 3 febbraio 2005, giunge poi alla redazione di Kake-Tv una cartolina postale, che preannuncia l’imminente invio di un floppy disk. Quest’ultimo perviene alla rete televisiva tredici giorni dopo, insieme a un vistoso medaglione e alla fotocopia della copertina di un romanzo di John Sanford, Rules of prey, pubblicato nel 1989 e incentrato sulle gesta di un omicida seriale.
Nella memoria del floppy disk, la polizia trova metadati relativi a un documento intitolato “Christ Lutheran Church”, la cui ultima modifica risulta essere stata apportata da un utente di nome “Dennis”. Tramite una semplice ricerca su Internet, è possibile accertare che il presidente del consiglio della suddetta congregazione si chiama appunto Dennis Rader.
3. Arresto
Gli investigatori si recano a casa dell’uomo e accertano che è proprietario di una jeep Cherokee nera. Ciò accresce i loro sospetti: nel gennaio 2005, una telecamera di sorveglianza aveva ripreso proprio un veicolo del genere mentre si allontanava da un luogo in cui BTK aveva lasciato del materiale che lo riguardava. Alla ricerca di riscontri oggettivi idonei a comprovare il coinvolgimento di Rader nei delitti, gli investigatori ottengono l’autorizzazione a prelevare, presso una clinica della Kansas State University, gli esiti di un pap test effettuato dalla figlia dell’indagato. Il confronto tra il Dna così prelevato e quello presente sotto le unghie di alcune delle vittime dell’omicida sembra indicare proprio Rader come l’aggressore.
Il 25 febbraio 2005 l’uomo viene arrestato. Polizia ed F.B.I. perquisiscono la sua abitazione, la sua auto, la congregazione da lui frequentata, il suo ufficio, individuando quelle che ritengono utili prove a carico. Il giorno successivo, nel corso di una conferenza stampa, Norman Williams, capo della polizia locale, annuncia: “Abbiamo arrestato il killer BTK.”
Sottoposto a interrogatorio, Rader si rivela inizialmente reticente. In seguito, rilascia una confessione dettagliata dei suoi delitti, che si protrae per trenta ore. La sua famiglia e i suoi amici sono colti di sorpresa, non hanno mai nutrito il sospetto che egli fosse l’autore dei delitti che avevano sconvolto Wichita. La moglie dell’accusato, Paula Dietz, ottiene rapidamente il divorzio. Il processo per gli omicidi commessi da BTK inizia il 27 luglio 2005.
4. Chi è Dennis Rader
Primo di quattro figli, Dennis Lynn Rader nasce a Pittsburgh, Kansas, il 9 marzo 1945. Il padre, William, è un operaio del Kansas Gas Service, la madre Dorothea, una contabile. Stando alle sue dichiarazioni, nel corso della sua infanzia, Dennis si sente trascurato dalla madre, giungendo a maturare un profondo risentimento nei suoi confronti. Sembra che, da bambino, riveli attitudini allo zoosadismo che, ricorrendo nell’infanzia insieme all’enuresi e alla piromania, può prefigurare, com’è noto, possibili forme di psicopatia. È la cd. Triade di Macdonald [2], riscontrabile nel vissuto di numerosi assassini seriali, pur non costituendo precondizione esclusiva e imprescindibile per l’adizione, da adulti, di comportamenti violenti. Gli elementi che incidono sul decorso personologico di un serial killer risultano numerosi e sono di natura ambientale, familiare e sociale, oltre che psicologica.
A quattrodici anni, Dennis trova nell’auto di suo padre un numero della rivista True Detective, contenente un articolo dedicato ad Harvey Glatman (1927-1959), predatore sessuale noto come “Lonely hearts killer”, l’assassino dei cuori solitari, attivo in California e, forse, in Colorado, tra il 1958 e il 1959. Adottava diversi pseudonimi, avvicinava le vittime fingendosi un fotografo professionista in cerca di modelle, le violentava e le strangolava. La lettura dell’articolo sul Glatman e la visione delle immagini esplicite che lo corredano, colpiscono molto il giovane Dennis. “Erano esattamente le immagini e il tema che avevo sognato”, ricorderà in seguito, parlando dell’esperienza. “[…] le donne nelle foto sapevano che stavano per morire. Glatman amava legare le loro gambe nude sopra le ginocchia e le mani dietro la schiena. Metteva anche un bavaglio attorcigliato su una corda sulla loro bocca. Una donna, che indossava una sottoveste bianca, giaceva su una coperta, legata alle caviglie, alle ginocchia e alle mani, con la corda che le avvolgeva il ventre. La signora con la sottoveste bianca […] mi ha fatto scattare dentro qualcosa.”[3]
Tra il 1965 e il 1966, Rader frequenta la Kansas Wesleyan University e in seguito, per quattro anni, presta servizio nella U.S. Air Force, soggiornando in Texas e in Alabama, a Okinawa, in Corea del Sud, in Grecia e in Turchia. Tornato in America, si stabilisce a Park City, Kansas, a sette miglia da Wichita. Per un breve periodo lavora nel reparto carni di un supermercato, accanto alla madre, che lì cura la contabilità.
Nel 1973 ottiene il diploma di elettrotecnico presso il Butler County Community College di EL Dorado. Nel 1978 si aurea in Amministrazione della giustizia alla Wichita State University. Sposatosi il 22 maggio 1971 con Paula Dietz, ha due figli. Nel corso degli anni lavora per la Coleman Company, produttrice di attrezzature da campeggio, per la Cessna, per la Adt Security Service, compagnia specializzata nella vendita e nell’istallazione di impianti di allarme per imprese commerciali.
Nel 1991 è assunto come supervisore presso il Dipartimento di vigilanza di Park City. Membro della locale Chiesa luterana, è caposcout e, come abbiamo visto, presidente del consiglio della congregazione.
Il suo immaginario erotico, anche da adulto, continua a nutrirsi di suggestioni legate al feticismo, al voyerismo, al travestitismo. Prima che le sue problematiche lo conducano all’omicidio, spia le sue vicine di casa indossando biancheria intima e abiti femminili e raggiunge la gratificazione sessuale concorde e altri legacci intorno al collo e alle braccia.
5. Alcune considerazioni criminologiche
5.1. Un approccio ricorrente
Dalle dichiarazioni rilasciate da Rader nel corso del procedimento a suo carico[4], è possibile individuare alcuni tratti comportamentali ricorrenti nelle aggressioni omicide da lui poste in essere. Tra questi, risultano rilevanti almeno:
- la ricerca delle proprie potenziali vittime attraverso il pattugliamento di determinate zone di Wichita e la tendenza a pedinarne più di una, eventualmente abbandonando il proposito di colpire quelle che potrebbero rivelarsi maggiormente problematiche da gestire in sede di iter criminis;
- l’attitudine, a ridosso degli omicidi, a instaurare una interazione verbale con le vittime. In alcuni casi, si finge un ricercato, che necessita di un’auto per proseguire la sua fuga. In altri, palesa le sue attitudini sessuali non convenzionali e preannuncia alla vittima l’intendimento di infliggerle determinate pratiche violente;
- il ruolo preminente che, in tali pratiche, riveste l’immobilizzazione delle vittime, attuata tramite corde o manette, che l’aggressore porta con sé;
- la preferenza per modalità omicide che implicano il soffocamento: strangolamento, strozzamento, impiccagione. In un caso (delitto Kathryn Bright), nell’impossibilità di sopraffare la vittima in questo modo, la uccide infliggendole colpi di arma bianca;
- la gratificazione sessuale tramite pratiche autodirette.
5.2. Omicida organizzato
Tratti comportamentali che legittimano l’ipotesi di una tendenziale riconducibilità di BTK alla categoria dell’omicida seriale organizzato: tra le peculiari caratteristiche di tale tipologia di soggetto, poste in evidenza da Douglas e Al. (2008), nel caso di specie sembrano infatti ricorrere almeno le seguenti:[5]
- attacco pianificato;
- vittima sconosciuta;
- vittima personalizzata;
- l’attacco è preceduto da conversazione con la vittima;
- attacco pianificato con vittima già sottomessa;
- prima di venire uccisa, la vittima è sottomessa con mezzi di costrizione;
- atti sessuali compiuti prima e/o dopo la morte (in questo caso, le richiamate pratiche autoerotiche);
- arma personale, tracce mancanti sulla scena.
Secondo il richiamato studio, il soggetto che, in sede di iter criminis, adotta simili dinamiche comportamentali potrebbe rivelare – di massima e certo senza un fuorviante approccio valutativo rigidamente dogmatico – le seguenti caratteristiche personologiche:
- livello intellettivo alto;
- socialmente adeguato;
- sessualmente adeguato;
- occupato in lavori anche con qualifica medio-alta, cambiati di frequente;
- situazione familiare spesso normale;
- abuso frequente di alcol e stupefacenti;
- vive con un partner;
- geograficamente mobile;
- elevato interesse per i mass-media;
- comportamento controllato;
- livello di istruzione medio-alto;
- curato, mascolino, spesso affascinante;
- figlio unico o maggiore;
- si comporta normalmente in famiglia.
Appare evidente, ripercorrendo la vicenda biografica di Rader, come molte di esse risultino riscontrabili nel suo vissuto. Come vistosi appaiono, nelle sue modalità operative, il sadismo sessuale, che pone in correlazione diretta l’appagamento con l’inflizione di sofferenze alla vittima, e un esasperato, parossistico narcisismo, una viscerale, incontenibile esigenza di attirare l’attenzione.
5.3. Thrill serial killer
L’assassino seriale, è noto, ha costituito e costituisce oggetto di numerosi studi criminologici, di molteplici tentativi di categorizzazione, ognuno dei quali caratterizzato da un differente approccio analitico e inquadrabile, potremmo dire, in una differente prospettiva culturale.[6]
Tra le numerose classificazioni del soggetto che compie più omicidi con un intervallo di raffreddamento emotivo (cooling-off period) tra un omicidio e l’altro (è questa la più evidente peculiarità del serial killer), menzioniamo quella proposta da Holmes e Holmes (2000), che tenta di distinguere, dal punto di vista comportamentale-motivazionale, tra:[7]
- Visionary Serial Killer (omicida seriale visionario o allucinato);
- Mission Serial Killer (omicida seriale missionario);
- Omicida seriale edonista, nelle seguenti tre accezioni: Lust Serial Killer (proteso al piacere sessuale), Thrill Serial Killer (proteso alla ricerca del brivido); Comfort Killer (proteso al tornaconto personale);
- Power/Control Serial Killer (proteso al controllo e al dominio della vittima).
È ipotizzabile la riconducibilità di BTK alla categoria dell’edonista denominato Thrill Killer. “Il serial killer edonista”, spiegano Holmes e Holmes, “uccide per varie ragioni, ma le fantasie del killer orientato al piacere sessuale e del killer che cerca il brivido hanno una componente comune: la sessualità.”[8]
Dunque, l’agire di entrambi sottende una diretta, stretta correlazione tra aggressione omicida e gratificazione sessuale. Tra le due tipologie di omicida seriale edonista considerate, sussistono, tuttavia, differenze che rendono peculiari le rispettive modalità operative: il Thrill Killer, in particolare, ha “bisogno che la sua vittima resti in vita e si renda ben conto del degradante abbrutimento che è costretta a subire prima di essere uccisa.”[9]
Potrebbe ricondursi a questa dinamica l’approccio adottato da BTK con le sue vittime, in particolare la sua tendenza a prolungare l’interazione con esse, palesando insistentemente – riteniamo, con spiccato autocompiacimento – la volontà di soddisfare le proprie, singolari esigenze sessuali. “Affinché il killer possa provare un senso di gratificazione e possa considerare raggiunto lo scopo dell’omicidio, la vittima deve dunque restare viva per un certo periodo di tempo”, proseguono gli Autori.[10] “Infatti, la maggior parte del piacere provato dal killer gli deriva dal processo stesso che sta alla base dell’uccisione, più che dall’assassinio della vittima in se stesso.”[11]
In tema di strumenti impiegati nell’esecuzione dell’omicidio, per il Thrill Killer, l’arma “non sarà rivenuta sulla scena del crimine, perché questo killer pianifica il suo attacco e l’omicidio, come pure la ‘caccia’ alla vittima, e quindi porterà l’arma via con sé piuttosto che rendere possibile un suo futuro ritrovamento sul luogo del delitto. Le armi del killer sono quelle che egli ha attentamente scelto per ‘portare a termine il lavoro’. Avrà grande cura dei suoi strumenti di tortura, perché essi esaudiscono le sue fantasie.”[12]
Come pure la selezione delle vittime – sconosciute – avviene, in questi casi, proprio in funzione della loro attitudine a risvegliare una “risposta” sessuale da parte dell’aggressore. “Il killer che cerca il brivido non ha alcuna relazione con la vittima, e in genere non la conosce affatto”, sono ancora le parole di Holmes e Holmes. “Può darsi che il killer abbia ‘braccato’ la sua vittima per un determinato periodo di tempo. […] Il killer che ama il brivido ha attentamente selezionato un TIV [Tipo Ideale di Vittima] che possieda determinate caratteristiche fisiche, rispondenti alle sue fantasie su una vittima ‘appropriata’.”[13]
Le considerazioni che precedono sembrano adattarsi a Rader sotto almeno due profili. In primis, la tendenza a pianificare ogni aspetto dell’iter criminis, a cominciare dal pattugliamento di determinate zone alla ricerca di una vittima sconosciuta, idonea a sollecitare le sue fantasie.
“Conosceva queste persone?”, chiede il giudice a Rader nel corso del processo, a proposito della famiglia Otero. “No”, risponde l’imputato, “No, questo faceva parte della mia… credo che sia la mia cosiddetta fantasia. Queste persone sono state selezionate.”[14]
E, sempre in tema di ricerca e individuazione della vittima: “Nancy Fox era un altro dei progetti”, dichiara Rader in aula. “Mentre stavo perlustrando la zona, una sera l’ho notata entrare in casa. A volte mi capitava di… E comunque l’ho segnalata come [mia] potenziale vittima.”[15]
A proposito degli strumenti attraverso cui commettere gli omicidi, vero e proprio “kit” operativo che BTK portava con sé e che ha finito per costituire parte integrante del suo rituale omicida, valga quanto da lui affermato a proposito del delitto Kathryn Bright, commesso in presenza del fratello di quest’ultima, Kevin: “[…] ma se avessi portato la mia roba e l’avessi usata, probabilmente oggi Kevin sarebbe morto. […] Non me ne sto vantando. È solo un dato di fatto.”[16]
Al di là delle schematizzazioni insite nei tentativi di definizione di un fenomeno, la realtà rimane complessa, multiforme, spesso contraddittoria, comunque difficile da racchiudere entro rigide categorie interpretative.
Per quanto riguarda gli assassini seriali, in particolare, non è insolito che la loro condotta riveli elementi ricorrenti in più di una delle tipologie di riferimento coniate dai criminologi. È, probabilmente, anche il caso di Dennis Rader, le cui attitudini potrebbero, sotto certi aspetti, ricondursi anche al profilo del Power/Control Serial Killer, all’omicida seriale proteso al controllo e al dominio della vittima. Del resto, gli stessi Holmes e Holmes risultano ben consapevoli che tra quest’ultima tipologia di soggetto e il Thrill Killer (nonché il Lust Serial Killer) sussista più di un tratto in comune. “Gli schemi di comportamento omicida del killer orientato al potere e al dominio della vittima sono simili a quelli dei killer che uccidono per il brivido o per il piacere sessuale”, sostengono.[17]
Anche in questo caso, il soggetto tende a essere organizzato, animato da una motivazione sessuale e portato a ricercare una specifica tipologia di vittima, ponendo in essere, allo scopo, una vera e propria attività di pattugliamento, di caccia.
“Il serial killer orientato al potere e al controllo della vittima uccide per ragioni del tutto peculiari, che vengono a incentrarsi sulla sua necessità di esibire un totale dominio sulla vittima. Il criminale trae la sua gratificazione dallo stato di controllo assoluto da lui esercitato su un altro essere umano.”[18]
Il soggetto impone quindi “con la forza fisica, la dominazione personale, o la manipolazione psicologica determinati comportamenti al ‘partner’ in stato di sottomissione.”[19]
Difficile non ravvisare, in tale descrizione, qualche tratto peculiare del modo in cui BTK si approcciava alle proprie vittime. Proprio osservando il comportamento di Rader ci si potrebbe prospettare la possibilità che il concetto di Power/Control Serial Killer non risulti sempre autonomo e ben distinguibile da quello di Thrill Killer ma possa indicare, piuttosto, una sorta di accentuazione, di esasperazione di tratti già insiti in quest’ultima categoria. Una variazione sul tema, potremmo dire.
6. Lacrime
Il 18 agosto 2005 Dennis Rader viene condannato a dieci ergastoli. Il giorno successivo viene condotto presso l’El Dorado Correctional Facility. Nel corso del tragitto, parla di argomenti banali con gli agenti di custodia. Poi, ascolta alla radio le dichiarazioni dei familiari delle sue vittime. E scoppia in un pianto dirotto.
[1] J. Douglas, J. Todd, Inside the mind of BTK: The true story behind the thirty-year hunt for the notorious Wichita serial killer, John Wiley & Sons, Hoboken, 2008.
[2] J.M. Macdonald, “The threat to kill”, American Journal of Psychiatry, 120 (2), 1963.
[3] P. Vronsky, American serial killers. Gli anni dell’epidemia (1950-2000), Nua, Brescia, 2023, p. 145.
[4] Il testo integrale delle dichiarazioni rese da Dennis Rader nel corso del processo nei suoi confronti è riportato in T. Philbin, M. Philbin, The killer book of serial killers, Sourcebooks, Naperville, 2009, pp. 277-301.
[5] M. Picozzi, A. Zappalà, Criminal profiling. Dall’analisi della scena del delitto al profilo psicologico del criminale, McGraw-Hill, Milano, 2002; J.E. Douglas, A.W. Burgess, A.G. Burgess, R.K. Ressler, Crime Classification Manual, Centro Scientifico Editore, Torino, 2008; F. Russo, Lineamenti di psicologia criminale e investigativa. Il criminal profiling per l’analisi dei crimini seriali violenti, Celid, Torino, 2010; L. Marrone, Profili criminali. Ricerca criminologica e investigazione, Bulzoni, Roma, 2022.
[6] Tra i numerosi contributi, cfr. P.E. Dietz, “Mass, serial and sensational homicides”, Bulletin of the New York Academy of Medicine, 62(5), 1986; R. Rappaport, “The serial and mass murder: patterns, differentiation, pathology”, American Journal of Forensic Psychiatry, 9, 1988; N. Newton, The Encyclopedia of serial killers, II ed., Checkmark Books, New York, 2006; S.A. Egger, The serial killer among us: an examination of serial murder and its investigation, Prentice Hall, Upper Saddle River, NJ, 1998; R.K. Ressler, A.W. Burgess, J.E. Douglas, Sexual homicide: patterns and motives, Iosington, New York, 1998; V.M. Mastronardi, R. De Luca, I serial killer, Newton Compton, Roma, 2013.
[7] R.M. Holmes, S.T. Holmes, Omicidi seriali. Le nuove frontiere della conoscenza e dell’intervento, Centro Scientifico Editore, Torino, 2000.
[8] R.M. Holmes, S.T. Holmes, op. cit., p. 141.
[9] Ibidem.
[10] R.M. Holmes, S.T. Holmes, op. cit., p. 142.
[11] R.M. Holmes, S.T. Holmes, op. cit., pp. 142-143.
[12] R.M. Holmes, S.T. Holmes, op. cit., p. 145.
[13] R.M. Holmes, S.T. Holmes, op. cit., p. 143.
[14] T. Philbin, M. Philbin, op. cit., p. 277 (traduzione).
[15] T. Philbin, M. Philbin, op. cit., p. 291 (traduzione).
[16] T. Philbin, M. Philbin, op. cit., p. 284 (traduzione).
[17] R.M. Holmes, S.T. Holmes, op. cit., p. 180.
[18] R.M. Holmes, S.T. Holmes, op. cit., p. 175.
[19] R.M. Holmes, S.T. Holmes, op. cit., p. 176.