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Vampirismo criminale: la storia del Vampiro di Sacramento

La parola “vampiro” evoca un’immagine ben precisa nella nostra mente. I vampiri popolano la letteratura, il cinema e persino i videogiochi da così tanto tempo che l’origine del mito è oramai caduta nel dimenticatoio, rimpiazzata nella nostra memoria da immagini di Dracula ed altri vampiri famosi.

I vampiri fanno semplicemente parte della nostra tradizione, figure misteriose, figli della notte, predatori di persone indifese e bevitori di sangue.

Ma c’è qualcosa di vero? Un qualche fondamento, in tutte quelle storie dell’orrore?

Se è pur vero che non si hanno prove dell’esistenza di persone capaci di sostentarsi succhiando il sangue delle proprie vittime e di trasformarsi in pipistrello, esiste, tuttavia, un’accezione medica e criminologica del vampirismo.

Il vampirismo, difatti, è una parafilia caratterizzata dall’eccitazione sessuale associata al sangue, prevalentemente all’atto stesso di bere sangue, ciò indipendentemente dal fatto che ci sia o meno l’autoconvinzione dell’essere un vampiro.

In criminologia, il vampirismo assume rilevanza sotto due diversi profili: da un lato, come vera e propria patologia psichiatrica; dall’altro, come modus vivendi che si concretizza in un culto organizzato.

Inoltre, è sempre bene sottolinearlo, sebbene il vampirismo non porti di per sé chi ne soffre a porre in essere dei crimini, alcuni criminali presentano tale parafilia e talvolta proprio in essa risiede la criminogenesi della loro attività criminale e pertanto, vale la pena approfondirne lo studio.

Seppur non vi sia una pacifica spiegazione per la genesi di tale parafilia, comunemente si ritiene che le radici della stessa debbano ricercarsi nella fanciullezza e, nello specifico, nella fase orale dello sviluppo libidico. I giovani affetti da vampirismo dimostrano accentuate componenti sadiche ed una conseguente incapacità relazionale, dovute probabilmente a carenze manifestate dalla figura materna.

I primi analisti a parlare in ambito accademico-clinico di vampirismo furono Richard L. Vanden Bergh e John F. Kelley nel 1964, mentre il primo studio specificatamente dedicato a tale peculiare disturbo porta la firma di Richard Noll il quale, ispiratosi al personaggio del famoso Dracula di B. Stocker, propose come denominazione per il disturbo in esame “Sindrome di Renfield“.

Secondo Noll, tale sindrome affonda le proprie radici nell’infanzia, in particolare in una esperienza del sanguinare, percepita dal minore non in un’accezione dolorosa, quanto di piacere, di eccitazione persino. Tale eccitazione verrà poi percepita, dopo la pubertà, come una vera e propria esperienza sessuale. Nella mente del soggetto affetto da Sindrome di Renfield, il sangue porta con sè una forte carica sessuale, pertanto verrà visto come portatore di forza, di vita e di potere ed il desiderio compulsivo di nutrirsene sarà caratterizzato da una forte componente sessuale, tanto da annoverarlo nell’alveo delle parafilie.

Noll riporta come tale patologia tenda a presentarsi maggiormente negli uomini e che essa presenta varie fasi di sviluppo:

  • La scoperta: durante l’infanzia il bambino è coinvolto in un incidente nel quale percepisce il sanguinare non come doloroso o come causa di disgusto, bensì come fenomeno piacevole ovvero eccitante;
  • Autovampirismo: il paziente osserva come la vista ovvero il gusto del proprio sangue è causa di piacere ovvero eccitazione;
  • Zoofagia: il paziente inizia ad interessarsi al sangue animale, pertanto comincia ad uccidere piccoli animali come uccelli, cani e gatti al fine di berne il sangue;
  • Vampirismo clinico: il desiderio di nutrirsi di sangue diventa una vera e propria ossessione per il paziente, il quale cercherà di ottenerlo non più da animali domestici, bensì da persone.

Richard Trenton Chase, il Vampiro di Sacramento

Uno dei casi di cronaca più famosi, per quanto concerne il vampirismo, risale al 1975 e vede protagonista Richard Trenton Chase, un uomo americano che nell’arco di un solo mese uccide ben sei persone.

Richard Trenton Chase nasce a Sacramento, in California, il 23 maggio del 1950 all’interno di una famiglia disfunzionale, caratterizzata da costanti litigi e da una rigida disciplina impartita con violenza. Da quanto emerge dalle indagini, il padre di Chase era solito picchiarlo e la madre era una donna aggressiva e astiosa.

Fin dall’infanzia Chase manifesta i sintomi della c.d. Triade di MacDonald: enuresi notturna persistente, piromania e zoosadismo. Proprio in questi anni sviluppa la sua fascinazione per il sangue, entrandovi in diretto contatto durante le torture e le uccisioni a cui sottoponeva piccoli animali, in particolar modo, gatti.

La sua condizione peggiora con l’adolescenza, periodo nel quale egli manifesta gravi difficoltà relazionali e di adattamento, probabilmente legate a disfunzioni sessuali, che lo portano ad assumere droghe, principalmente LSD e marijuana, e ad abusare di diversi farmaci.

In quegli anni i suoi disturbi psichiatrici vengono alla luce in tutta la loro gravità, costringendolo a diversi ricoveri in istituti psichiatrici: gli viene diagnosticato un disturbo schizofrenico paranoide a seguito di diversi episodi gravi, tra cui il costante imbrattarsi il viso di sangue, l’iniettarsi il sangue di un coniglio che aveva ucciso ed il bere sangue animale; tutti comportamenti che egli pone in essere perché convintosi di aver subito il furto della arteria polmonare e che il proprio sangue stia diventando polvere. Le deliranti convinzioni sulla sua salute vanno progressivamente a peggiorare, spingendo Chase a mettere in atto pratiche di automedicazione sempre più estreme.

Nel 1975 Chase smette di assumere i farmaci prescrittigli, va a vivere da solo in un appartamento compratogli dalla madre e si isola completamente dalla società. Si dedica alle sue peculiari pratiche di automedicazione a base di sangue ed uccisioni di animali, concentrandosi sistematicamente su cani e gatti, accolti in casa al solo fine di ucciderli, sventrarli e berne il sangue.

Gli omicidi, il vampirismo, il cannibalismo e la necrofilia

La prima vittima di Chase è, di fatto, incoerente rispetto al suo profilo criminologico: Ambrose Griffin, un ingegnere cinquantenne, ucciso a colpi di arma da fuoco da un’autovettura. In questo caso Chase non si cura del sangue della vittima né, come farà in seguito, del cadavere della stessa per le sue vituperevoli pratiche. Chase, durante il processo, riferirà essersi trattato di un raptus, causato dalla rabbia che in quel momento provava per sua madre ed il suo rifiuto di permettergli di farle visita durante le festività Natalizie.

Due settimane dopo l’omicidio Griffin, Chase tenta di introdursi in una casa tuttavia, trovando la porta ben chiusa, desiste dai suoi intenti. Peculiarità di Chase, come da lui stesso confermato in dibattimento, è la sua metodologia di scelta delle vittime. Infatti egli interpreta una porta di ingresso o di servizio chiusa come chiaro segnale che lui non è il benvenuto: ecco perché egli colpisce solo persone poco attente alla sicurezza propria e delle proprie abitazioni, considerando quelle porte aperte un chiaro invito.

Dopotutto, i vampiri devono essere invitati per poter entrare in una casa o almeno, così vuole la leggenda.

Con la seconda vittima, Teresa Wallin, una giovane donna incinta di tre mesi, Chase inizia a manifestare quella peculiare condotta, quel modus operandi, che lo ha reso tristemente noto e che gli ha fatto guadagnare l’immortalità nell’immaginario collettivo di addetti ai lavori e di patiti del true crime.

Chase le spara tre volte: alla guancia, alla mano e alla testa. Poi le inferte diversi colpi di arma da taglio con un coltello preso dalla cucina e solo allora mette in atto un amplesso necrofilo. Smembra il suo corpo, rimuove diversi organi, li riposiziona e poi beve il sangue della vittima dopo averlo versato in una coppetta di yogurt vuota. Infine, preleva delle feci canine dal giardino della vittima e le posiziona nella gola della stessa.

Qualche giorno dopo, il 27 gennaio, Chase entra in casa di Evelyn Miroth, la terza vittima. Una donna di 38 anni. In quella data, Chase prima uccide Daniel Meredith, un amico di famiglia che si trovava sul posto, poi si dedica ai piccoli Jason (6 anni, figlio della Miroth) e Michael (2 anni, nipotino della stessa, il cadavere del quale verrà ritrovato decapitato in una scatola, nei pressi di una chiesa, qualche giorno dopo. Dalle prove sembra emergere che Chase abbia mangiato parte del cervello del piccolo).

Similmente a come accaduto a Teresa Wallin, Evelyn Miroth viene ritrovata nuda e con il torace squartato. Presenta diverse ferite da taglio sia all’utero che all’ano; il collo è stato tagliato più volte e l’occhio ha subito un tentativo di estrazione. Anche il suo cadavere presenta i segni di atti di necrofilia, tra cui dello sperma nell’ano mutilato.

Il prototipo dell’assassino seriale disorganizzato

Chase viene arrestato in breve tempo dalla polizia locale, che rinviene a casa sua non solo alcune delle armi del delitto, ma anche un frullatore pieno di sangue, il frigo pieno di piatti contenenti resti umani ed un calendario con segnato “today” in ogni giorno in cui Chase ha commesso un omicidio: la scritta è presente 44 volte, motivo per il quale ad oggi si ritiene che abbia commesso ben più dei sei omicidi di cui siamo a conoscenza e per i quali è stato processato.

Non è stato difficile risalire a Chase: i suoi attacchi sono impulsivi, caotici, portati a termine con armi improvvisate, trovate sulla scena del crimine. Lascia impronte ovunque, non si cura di ripulire le sue tracce né di non destare sospetti nei suoi vicini di casa. Il comportamento di Chase personifica quello dell’assassino seriale disorganizzato, tanto che spesso ci si riferisce a lui proprio come al prototipo di questa specifica categoria criminale: uccide senza una reale pianificazione, ha un basso quoziente intellettivo e proviene da una bassa estrazione sociale; non è metodico, non occulta le sue tracce; presenta una vita sociale praticamente assente e presenta dei disturbi mentali.

Richard Trenton Chase è il prototipo dell’assassino seriale disorganizzato il che lo rende un assassino estremamente interessante, specialmente se si tiene conto che in lui si sono manifestate ben tre delle parafilie più rare:

  • necrofilia
  • cannibalismo (benché chi scrive non concorda nella categorizzazione de plano del cannibalismo nell’alveo delle parafilie, non essendo sempre presente la matrice erotico sessuale nelle pratiche cannibalistiche)
  • vampirismo

Inoltre, ad oggi, rappresenta uno dei casi di vampirismo clinico-criminale più recenti e più famosi nella cultura di massa.

Fonte immagini:

https://g.denik.cz/1/e3/richard-chase-mugshot-01_denik-630-16×9.png

https://i.pinimg.com/736x/4c/03/85/4c038571857af636f31f345165b6cd3b.jpg

https://i.redd.it/hhk708n8fvy71.gif

Hi, I’m Sara de Sterlich

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