Omicidio Mollicone, per la difesa “Serena non è stata uccisa in caserma”

Roma. Ancora in corso il giudizio di appello per l’omicidio di Serena Mollicone, uccisa ad Arce nel giugno 2001. Per la morte della 18enne, imputati Franco Mottola, ex comandante della stazione dei carabinieri di Arce, il figlio Marco e la moglie Anna Maria. Imputati anche i carabinieri Francesco Suprano, per favoreggiamento, e Vincenzo Quatrale, per l’istigazione al suicidio di Santino Tuzi, che si sarebbe tolto la vita, secondo gli assunti accusatori, poco dopo aver riferito agli investigatori di aver visto Serena entrare nella caserma la mattina della scomparsa, il 1° giugno 2001. I cinque imputati sono stati assolti in primo grado nel luglio 2022.
Nell’udienza di oggi, 12 febbraio, il criminologo Carmelo Lavorino, consulente della difesa affiancato dallo psicologo clinico Enrico Delli Compagni e dall’ingegnere Cosimo Di Mille, ha proposto sedici enunciati tesi a confutare l’impianto argomentativo dell’accusa.
La porta della caserma come arma del delitto
Secondo Lavorino l’“arma del delitto” non “può essere la porta” dell’alloggio a trattativa privata della caserma di Arce, reperto, precisa, “rimasto alla mercè di tutti dal 2001 al 2008.”
“La dottoressa Cattaneo del Labanof di Milano dice che la frattura sulla porta è all’altezza di 1,54 da terra e che ciò coincide con l’altezza approssimativa di Serena, 1,55, che sarebbe stata sbattuta contro la porta. Noi diciamo che non è possibile, che non può essere vero che una ragazza come Serena, anche se spinta, possa aver procurato una frattura a un’altezza di 1,54, anche perché la ferita era sull’arcata sopraccigliare che è più in basso a 1,42.”
I frammenti sul nastro che cingeva la testa
Contestati gli esiti dell’analisi dei frammenti di legno individuati sul nastro che avvolgeva il capo di Serena. A quanto sostenuto dal consulente della difesa, sarebbe errato il metodo con cui l’accusa ha calcolato la distribuzione di tali frammenti sul reperto, ritenendo che la densità della loro presenza fosse compatibile con l’ipotizzato impatto con la porta. In sintesi, “si è presa in analisi una parte parziale del nastro, non la sua interezza, piegando il risultato del test all’esigenza di mostrare la colpevolezza degli imputati. Ma se i calcoli sono giusti, il metodo è stato utilizzato in modo errato.”
Ispezione cadaverica
Il consulente della difesa contesta anche l’orario dell’ispezione cadaverica, che sarebbe iniziata “non alle 15,30, come aveva affermato il medico legale Conticelli ma alle 16,15 o alle 16,30.”
“La Conticelli”, afferma, “dice di aver cominciato l’esame ispettivo cadaverico alle 15,30, ma in realtà si sbaglia con il giorno dopo. Noi abbiamo le foto che ritraggono alle 15,45 del 3 giugno il furgone con il corpo di Serena partire da Fonte Cupa verso Sora e le foto dell’arrivo a Sora una mezz’ora dopo. Quindi l’ispezione sarebbe iniziata quasi un’ora dopo.”
La morte del brigadiere Tuzi
Si prende, poi, in considerazione la testimonianza del brigadiere Santino Tuzi, morto nel 2008. Lavorino: “Il cuore pulsante della sentenza è la certezza che Tuzi abbia visto entrare in caserma Serena. Noi confutiamo questa certezza e diciamo che Serena non è mai entrata in caserma.”
“Perché Tuzi tace per 7 anni?”, si chiede il criminologo. “Tuzi è in caserma quando Guglielmo Mollicone va a denunciare la scomparsa di Serena, verso le 22,30 del 1° giugno, perché non gli dice di aver visto Serena la mattina?”
Ulteriori considerazioni
“Il corpo di Serena nel pomeriggio del 2 giugno non era nel luogo dove dopo è stato trovato”, considera il criminologo, “poiché due carabinieri che svolgevano un sopralluogo non lo videro.”
In merito al momento in cui il carrozziere Carmine Belli – in seguito processato e assolto in via definitiva per l’omicidio di Serena – avrebbe avvistato la ragazza prima del delitto: secondo Lavorino tale avvistamento sarebbe “da datare al 31 maggio e non al 1° giugno.”
E, a proposito della donna addetta alle pulizie in caserma all’epoca del fatto, che originariamente aveva indicato la porta con la frattura: secondo Lavorino pulì “l’appartamento a trattativa privata il 4 maggio del 2001, quindi un mese prima dell’omicidio di Serena.”
Prossima udienza, il 22 febbraio.