“Sette sataniche e psicosette”, i culti distruttivi tra inchiesta giornalistica e analisi criminologica

“‘A me non può capitare’ è una frase che non va detta, e piuttosto conviene esercitare quel minimo di accortezza – e di umiltà – che può metterci al riparo. Lo si dice nel libro: ‘A tutti può succedere, nell’arco della propria vita, di attraversare un periodo di difficoltà ed è in quei momenti di fragilità che si cerca aiuto, che ci si può imbattere nelle persone sbagliate.’”
È quanto scrive la criminologa Isabella Merzagora nel breve saggio “Dal ‘menticidio’ agli omicidi di massa. Criminologia delle sette”, prefazione al volume Sette Sataniche e Psicosette. Dagli adoratori del diavolo ai “signori della mente”, curato di Gabriele Moroni, giornalista de Il Giorno, per Diarkos editore. Approfondita e documentata disamina di un fenomeno, quello dei cosiddetti culti distruttivi, diffuso quanto sommerso.
In termini generali, i culti distruttivi possono definirsi organizzazioni che aspirano ad acquisire il controllo completo di una persona e delle sue risorse. A prescindere dal contenuto delle dottrine che professano, si differenziano, quindi, dai normali gruppi sociali o religiosi perché adusi all’inganno e alla manipolazione, al fine di mantenere un soggetto al loro interno. Mirano, insomma, a compromettere scelte e liberà individuali, adottando, ad esempio, specifiche tecniche psicologiche e di programmazione neurolinguistica contro la salute e la libertà di autodeterminazione di adepti e di soggetti estranei all’organizzazione.
Il fenomeno, anche in Italia, risulta assai radicato. Non è insolito che le cosiddette psicosette si celino dietro associazioni culturali e di volontariato, scuole di formazione, gruppi di studio, gruppi per il potenziamento della mente, centri di benessere e cura o di riabilitazione da dipendenze da alcol e droga, enti di beneficenza, organizzazioni per la fratellanza fra i popoli, organizzazioni per la difesa dei cittadini e dei consumatori, gruppi di autoaiuto, comitati contro gli abusi della psicologia e della psichiatria, comitati a sostegno dei genitori per l’ingiusta sottrazione dei figli, addirittura associazioni di contrasto di maghi e ciarlatani.
Al di là della copertura adottata, il connotato della “distruttività” del culto, sempre strutturato in modo rigidamente gerarchico e facente capo a una figura apicale (leader messianico o carismatico), si riscontra appunto nelle modalità manipolatorie attraverso cui gli adepti vengono reclutati e mantenuti nell’ambito dell’organizzazione.
Sarebbe semplicistico e riduttivo identificare il fenomeno secondo le più diffuse suggestioni iconografiche, che associano le sette a congreghe di individui incappucciati impegnati in inquietanti rituali notturni. I reclutatori sono piuttosto persone disinvoltamente integrate nel contesto di riferimento, dotate di spiccate attitudini di penetrazione psicologica, capaci di cogliere i tratti caratterizzanti della personalità della potenziale vittima, le sue necessità affettive, le sue vulnerabilità. Capaci di proporre l’adesione al culto – presentata come fonte di inclusione, realizzazione personale, elevazione spirituale – con le stesse dinamiche e modalità dell’operazione di marketing, adattandola alle effettive, ancorché inconsapevoli, esigenze dell’auspicato adepto.
Esaurito l’iniziale “love bombing”, cui il neofita viene sottoposto, la psicosetta palesa ben presto i propri tratti di gruppo chiuso e autoritario, da cui può rivelarsi assai arduo e pericoloso prendere le distanze.
Il volume qui considerato, una solida inchiesta giornalistica, scandaglia il fenomeno, individuandone i tratti caratterizzanti e affiancando i dati raccolti a contributi di testimoni diretti, vittime della realtà indagata.
Arricchiscono il testo, oltre alla richiamata prefazione di Isabella Merzagora, gli apporti della psicologa Lorita Tinelli (“Psicosette: nuovi metodi per fare proselitismo”), dell’avvocata Ilaria Sottotetti (“Sette, quale tutela?”), della psicoanalista Sara Maccario (“Come osserva la psicoanalisi”), di Maurizio Alessandrini, fondatore e presidente dell’associazione Familiari e vittime delle sette (“La mia lotta alle sette”), del vicequestore Francesca Capaldo (“Una squadra contro le sette”), dell’investigatore privato Claudio Ghini (“Io, detective delle sette”).

Fonte immagine (fotogramma del film The Other Lamb, 2019, diretto da Małgorzata Szumowska):
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