“I, Josef F, have written a manuscript about my life”: pubblicate le memorie di Josef Fritzl

Josef Fritzl torna a far parlare di sé.
Dopo ben quindici anni dal suo arresto, il manoscritto del criminale che è stato più volte definito come “peggiore del demonio stesso”, vede finalmente la luce del sole. “Finalmente”, perché in fondo, nessuno credeva veramente che quest’autobiografia avrebbe mai visto la luce.
Che Fritzl volesse consegnare al mondo la propria storia attraverso un libro non è mai stato un mistero, ma dopo tutti questi anni di speranze disattese, l’attenzione dell’opinione pubblica è virata su altro e il mondo, forse, si è quasi dimenticato di quell’anziano signore austriaco, asseritamente affetto da demenza senile, rinchiuso nel carcere di Stein.
Tuttavia, è bastata la notizia della pubblicazione delle sue memorie, lungamente attese, ed un’intervista al The Sun, noto giornale inglese, per far tornare Fritzl alla ribalta.
Il caso
Il 24 agosto 1984 i coniugi Rosemarie e Josef Fritzl denunciarono la fuga della figlia Elisabeth che, al seguito di una setta religiosa, si sarebbe allontanata da Amstetten, sua città natale, locata nella Bassa Austria.

Difatti, la giovane Elisabeth avrebbe recapitato una lettera ai suoi genitori ove manifestava la propria volontà di seguire questo culto a cui si sarebbe affiliata e, esprimendo totale fermezza nel suo convincimento, chiedeva loro di non cercarla; pertanto, venne considerato dalle forze dell’ordine come un allontanamento volontario di una donna ormai maggiorenne, non certo l’inizio di quello che verrà considerato uno dei peggiori casi di cronaca nera di tutta Europa.
Quel giorno, difatti, Elisabeth non si era affatto allontanata volontariamente: piuttosto, era stata rinchiusa nella cantina di casa dal padre Josef; cantina che, per anni, Fritzl aveva modificato per trasformarla in un vero e proprio bunker, fornito di servizi e camere, al fine di renderlo idoneo ad “accogliere” la sua giovane vittima e costringerla in prigionia il più a lungo possibile, senza correre alcun rischio di essere scoperto.

Elisabeth, una volta liberata, racconterà alla polizia che durante i primi sei mesi della sua prigionia rimase sempre legata a un letto, drogata, in balia delle violenze paterne.
La ragazza rimase segregata nel bunker per ventiquattro anni. Anni in cui, non solo, rimarrà costantemente murata sottoterra, costretta a subire indicibili violenze e abusi sessuali dal suo stesso padre, ma in cui la donna fu costretta a portare a termine ben sette gravidanze incestuose.
Elisabeth, triste coprotagonista della fantasia di un narcisista patologico, per ventiquattro anni sopportò un tale inferno, prendendosi cura come meglio poteva dei figli che fu costretta a dare alla luce.
Uno di questi morirà pochi giorni dopo la nascita, mentre altri tre neonati verranno invece accolti “in casa” da Fritzl, spacciati per figli adottivi e fingendo di averli trovati sulla porta di casa insieme a dei biglietti scritti da Elisabeth, che ne chiedeva la presa in carico da parte dei propri genitori. Nelle sue missive Elisabeth avrebbe, difatti, chiesto agli anziani genitori di prendersi cura dei bambini in quanto per lei, all’interno della vita all’interno della setta, fosse impossibile.
La scoperta
Il 19 aprile 2008, Kerstin, la figlia maggiore nata nel 1989 e diciannovenne al momento della liberazione, venne trasportata in gravi condizioni da Fritzl in ospedale. Fin da subito, gli operatori sanitari furono allarmati dallo stato di salute in cui verteva la giovane. Il corpo della ragazza suggeriva le terribili condizioni fisiche in cui aveva vissuto per tutta la vita: la postura ricurva, l’anemia, i problemi alla vista. Inoltre, la ragazza aveva perso quasi tutti i denti.
Come a conferma dei sospetti nutriti dai medici al solo vedere l’aspetto della giovane, sul suo corpo trovarono un biglietto con la descrizione della vita della ragazza, scritto con una grafia infantile e confusa, presumibilmente, da Elisabeth.
Viste le gravi condizioni della ragazza, costretta in coma farmacologico per diversi giorni, l’ospedale diramò un appello pubblico affinché la madre si mettesse in contatto con la struttura e raggiungesse la figlia.
Elisabeth riesce a convincere Fritzl ad accompagnarla in ospedale dalla figlia e in quella occasione, la sua travagliata storia viene alla luce del sole.

Il 13 novembre 2008 Josef Fritzl, 73 anni, viene incriminato per omicidio, riduzione in schiavitù, sequestro di persona, stupro, coercizione, incesto.
Il 19 marzo 2009 viene condannato all’ergastolo, colpevole – con verdetto raggiunto all’unanimità – di tutti i capi d’accusa. Da allora, Fritzl sconta la sua pena in un istituto speciale destinato, secondo la dicitura austriaca, a “criminali psichicamente abnormi”.
Il manoscritto
226 pagine di memorie, scritte personalmente da Fritzl, sono state recapitate all’Avv. Astrid Wagner, la quale ha dovuto operare un gran lavoro di censura e di revisione, prima di poter pubblicare il testo definitivo dell’opera: questo, da un lato, a causa della rigida legge austriaca che vieta la diffusione di determinati contenuti inerenti al processo ed alle vittime; dall’altro, la scelta di risparmiare al grande pubblico i dettagli degli abusi subiti da Elisabeth e dai suoi figli, è stata altresì dettata dal desiderio di rispettare la volontà della donna: Elisabeth, infatti, ha sempre rifiutato sia di rilasciare interviste, che di scrivere le proprie memorie, pregando il mondo affinché lei e i suoi figli potessero essere dimenticati, e vivere una vita il più possibile riservata.
Così la Wagner, dopo aver intervistato Fritzl per diversi mesi ed aver unito quanto emerso dalle memorie alle risultanze dei colloqui, consegna all’opinione pubblica un testo di 147 pagine.
In queste 147 pagine, la Wagner ci racconta la storia dell’uomo, riportando i racconti di Fritzl sulla sua infanzia, dal rapporto con la madre e l’assenza paterna, passando per i suoi impulsi. Fritzl ancora oggi, sembra assolversi, affatto scosso dalla vicenda che lo ha visto protagonista, tanto che il lettore non sente di aver trovato risposte agli interrogativi che solitamente accompagnano episodi di cronaca tanto efferati. Piuttosto, da quel “poco” che è possibile leggere delle memorie di Fritzl dopo la pesante scrematura operata dalla Wagner, si ha la sensazione che, ancora una volta, Josef abbia meramente cercato di lucrare sul proprio caso giudiziario.
Fonti immagini:
https://e3.365dm.com/23/05/2048×1152/skynews-josef-fritzl-austria_6151875.jpg
https://cupofgreentea.it/wp-content/uploads/2022/07/elisabeth.jpeg
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