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“Dalia nera, rosa rossa”: libro-inchiesta ricostruisce l’omicidio di Elizabeth Short

Si intitola Dalia nera, rosa rossa, è il libro-inchiesta – a metà strada tra il true crime e il romanzo poliziesco – di Piu Eatwell recentemente pubblicato da Nua Edizioni.

L’autrice, anglo-indiana, una laurea “summa cum laude” a Oxford, un passato da avvocato e produttrice televisiva, ricostruisce l’agghiacciante omicidio di Elizabeth Short, uno dei più efferati crimini d’America, avvenuto settantacinque anni fa e di cui ancora si ignora il responsabile. La vicenda è nota, radicata nell’immaginario collettivo perché inestricabilmente legata alle suggestioni del coevo cinema noir, di cui sembra una patologica, cruenta, disturbante variazione.

15 gennaio 1947. È mattina presto quando, in un sobborgo di Los Angeles, viene rivenuto il cadavere di una giovane donna, tagliato in due e dissanguato. Il viso della vittima è stato orribilmente deturpato da una lacerazione agli angoli della bocca, che le imprime un terrificante, grottesco sorriso.

Per una settimana, l’identità della vittima rimane sconosciuta. Poi, qualcuno che si firma il “Vendicatore della Dalia nera”, invia agli investigatori il certificato di nascita della ragazza, un’agenda a lei appartenuta, le sue scarpe. La giovane senza vita risulta essere Elizabeth Short, ventitré anni, nata a Boston nel 1924. Genitori separati, la madre vive a Medford (Massachusetts), il padre a Vallejo (California). A 19 anni è stata arrestata, perché trovata ubriaca fuori un locale di Santa Barbara, e subito rilasciata in quanto ancora minorenne per le leggi dello stato della California. A metà degli anni Quaranta, si è fidanzata con un maggiore dell’aeronautica statunitense, Matthew M. Gordon Jr., in seguito morto durante un’azione aerea.

La ragazza ha tentato quindi di affermarsi nel mondo del cinema e, allo scopo, si è trasferita a Los Angeles. Per mantenersi ha finito però per lasciarsi coinvolgere nella realizzazione di brevi pellicole pornografiche, allora illegali. Il soprannome “Dalia nera”, prontamente recepito dai giornali, deriva dall’abitudine della giovane di vestire di nero e dall’interesse che nutriva per La dalia azzurra, noir distribuito in sala proprio quell’anno, diretto da George Marshall e sceneggiato da Raymond Chandler.

Vane si rivelano le indagini su chirurghi, musicisti, ladri, militari, giornalisti. Si sospetta che il dipartimento di polizia di Los Angeles abbia peraltro insabbiato l’inchiesta relativa ad alcuni sospettati. Varie le ipotesi delineatesi nel corso del tempo: qualcuno suggerisce, ad esempio, che Elizabeth possa essere una vittima del Macellaio di Cleveland, serial killer mai identificato o dello stesso autore dell’omicidio di Suzanne Degnan, bambina di sei anni uccisa a Chicago nel 1945. C’è chi evoca lo scenario dell’omicidio per gelosia, attesa la particolare, spregiudicata intraprendenza della ragazza, altri giungono a ipotizzare il coinvolgimento di Orson Welles. Al delitto è ispirato il suggestivo, intenso romanzo Dalia nera di James Ellroy (1987) da cui, nel 2006, Brian De Palma ha tratto una sontuosa trasposizione cinematografica.

All’esito di una minuziosa ricostruzione della vicenda, anche il libro-inchiesta della Eatwell propone una possibile soluzione, puntando il dito su un soggetto che l’autrice descrive come un uomo insignificante, poco appariscente, per questo destinato a rimanere ai margini dell’inchiesta, “come una bizzarra nota a piè di pagina del caso”, quando invece ne era, a suo giudizio, il fulcro. Il testo si segnala per l’accuratezza della ricerca storiografica e per la ricchezza dei materiali utilizzati. “Un aspetto particolarmente impegnativo delle indagini su questo caso”, dichiara la Eatwell, “è dovuto al fatto che il dipartimento di polizia di Los Angeles si è sempre rifiutato di condividere le fotografie della scena del crimine e il rapporto completo dell’autopsia.” “Inoltre”, continua, “vari elementi chiave – nello specifico prove fisiche come la borsa, le scarpe e le lettere della vittima – non sono più disponibili o sono scomparsi. La principale fonte di prove contemporanee rimane l’ingente dossier composto dai documenti relativi al caso, raccolti per un’indagine del gran giurì nel 1949, e divulgato solo di recente dal procuratore distrettuale di Los Angeles.”

Hi, I’m Luca Marrone

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