Omicidi della “Manson Family”: dopo 50 anni di carcere, forse libera Leslie Van Houten

Dopo 53 anni di carcere, Leslie Van Houten, una delle seguaci della setta di Charles Manson (la “Famiglia”), potrebbe essere messa in libertà. Il governatore della California ha annunciato che non inoltrerà alla Corte Suprema dello Stato richiesta di denegare la concessione della libertà condizionale alla donna, rendendo dunque possibile il suo rilascio, dopo il lungo periodo di detenzione cui era stata condannata per gli omicidi del dirigente d’azienda Leno LaBianca e di sua moglie Rosemary, avvenuti a Los Angeles nella notte tra il 9 e il 10 agosto 1969.
Il comitato per la libertà vigilata esaminerà quindi il suo fascicolo e predisporrà la documentazione necessaria per il suo rilascio dalla California Institution for Women di Corona. Nelle due settimane successive alla conclusione della procedura, la Van Houten, oggi 73enne, potrebbe quindi uscire dal carcere. Lo rende noto il suo legale, Nancy Tetreault.
Dopo il rilascio, la donna trascorrerà circa un anno in una casa di accoglienza, al fine di acquisire conoscenze e attitudini necessarie al suo reinserimento sociale: “È stata in prigione per 53 anni”, spiega Tetreault, “non sa neanche usare un bancomat, figuriamoci un telefono cellulare, figuriamoci un computer.” “È entusiasta e sopraffatta”, aggiunge. “È grata che le persone riconoscano che non è più la stessa persona che era quando ha commesso gli omicidi.”
“Io e la mia famiglia abbiamo il cuore spezzato perché ancora una volta ci ricordiamo di tutti gli anni in cui non abbiamo avuto mio padre e la mia matrigna con noi”, dichiara, all’Associated Press, Cory LaBianca, 75 anni, figlia di Leno. “I miei figli e i miei nipoti non hanno mai avuto l’opportunità di conoscere nessuno dei due, il che è stato un enorme vuoto per la mia famiglia.”
L’omicidio LaBianca
Il giorno successivo alla strage di Cielo Drive, Los Angeles, consumatasi l’8 agosto 1969, in cui alcuni seguaci della setta di Charles Manson (Tex Watson, Susan Atkins, Patricia Krenwinkel) massacrarono cinque persone, tra cui la moglie del regista Roman Polanski, Sharon Tate, incinta di 8 mesi e mezzo, la Van Houten e altri due membri della “Famiglia” uccisero i coniugi LaBianca nella loro villa di Waverly Drive.

Questa la ricostruzione della dinamica dell’evento, come emersa dal processo e riportata dalla letteratura dedicata a Charles Manson e ai delitti della sua setta. Lo stesso Manson e Tex Watson si introducono nella residenza dei LaBianca e svegliano Leno, assopito sul divano del salotto. Lo legano, manifestando il proposito di derubarlo, senza l’intenzione di fargli alcun male. Manson raggiunge la moglie di LaBianca in camera da letto e la conduce in salotto, legandola a sua volta. Si allontana quindi dalla villa e, subito dopo, due adepte della setta, Patricia Krenwinkel e Leslie Van Houten, raggiungono Watson.
Le giovani conducono nuovamente Rosemary in camera da letto e le infilano una federa del cuscino sulla testa, assicurandola con il filo dell’abat-jour. Watson accoltella ripetutamente LaBianca, poi presta aiuto a Patricia Krenwinkel e Leslie Van Houten che hanno difficoltà a sopraffare Rosemary. La donna viene infine uccisa con 41 coltellate.
Tornati in salotto, i tre infliggono ulteriori colpi a Leno e uno di loro incide sul cadavere la parola “War”. La Krenwinkel accoltella ancora diverse volte il corpo senza vita dell’uomo. Gli assassini mangiano quindi del cibo preso dal frigorifero dei LaBianca, fanno una doccia e tornano in autostop allo Spahn Ranch, la struttura presso cui vivevano gli adepti della “Famiglia”.
Sulla parete del salotto della villa verrà ritrovata la scritta “Death to Pigs”, vergata dagli assassini con il sangue di di LaBianca e, sullo sportello del frigorifero, “Healter Skelter” (trascrizione errata di Helter Skelter, titolo di una canzone dei Beatles). Entrambe le scritte sarebbero riconducibili a quella che, nella ricostruzione processuale, è risultata essere la contorta e delirante motivazione degli eccidi.
La dottrina dell’Helter Skelter
Secondo Charles Manson, i neri – inferiori ai bianchi e da questi a lungo soggiogati – erano in procinto di scatenare una rivolta per conquistare il potere. Tale sviluppo, definito appunto “Helter Skelter”, era ritenuto imminente: i neri avrebbero ucciso tutti i bianchi tranne i membri della “Famiglia” che, consapevoli di quanto stava per accadere, si sarebbero rifugiati nel deserto. L’Helter Skelter, profetizzava Manson, sarebbe iniziato con una serie di attacchi condotti dai neri nelle abitazioni dei ricchi di Bel Air e Beverly Hills. Questi ultimi sarebbero stati uccisi in modo cruento e il loro sangue sarebbe stato sparso ovunque.
Quando tutti i bianchi fossero stati uccisi, i neri – incapaci di governare da soli – si sarebbero rivolti a Manson e la “Famiglia” sarebbe riemersa dal suo rifugio, prendendo definitivamente il potere.

Leslie
Leslie Van Houten è nata il 23 agosto 1949, in un sobborgo di Los Angeles da una famiglia religiosa della classe media. Sua madre e suo padre hanno divorziato quando lei aveva 14 anni. La sua adolescenza è stata problematica. A 15 anni ha iniziato ad assumere Lsd, amfetamine e hashish, ma è riuscita comunque a terminare il liceo.
A 17 anni, è rimasta incinta e la madre l’ha costretta ad abortire. Un evento, questo, che ha indotto la giovane a tagliare i ponti con la famiglia e ad avvicinarsi alla cultura hippy. È approdata, infine, al gruppo creato da Manson alla fine degli anni Sessanta.
La “Family” era una setta costituita prevalentemente da giovani sbandati, che vivevano di espedienti, piccoli furti e rapine. Manson aveva un controllo totale sui membri della comunità: li indottrinava, gestiva completamente la loro vita e le loro interazioni, fino a giungere – a quanto risulta dal processo per gli eccidi – a condizionarli completamente, diremmo a programmarli. Riferisce un testimone: “[Manson] non fa niente da solo. Fa fare tutto alla sua gente. Non fa nulla di cui poi qualcuno potrebbe accusarlo. […] Tutte le donne sono state programmate per fare esattamente ciò che dice, e sono tutte armate di coltelli. Ha programmato queste ragazze in modo così completo che non esistono più come persone. Sono soltanto la sua fotocopia.”[1] I membri della setta, un centinaio, assumevano quotidianamente elevate dosi di acido. La Van Houten ha riferito di essere stata così piena di acidi da “non capire più nulla di ciò che stava al di fuori della mia realtà psichedelica. Non controllavo più nulla della mia mente.”

[1] V. Bugliosi, C. Gentry, Helter Skelter, Mondadori, Milano, 2006, p. 307.
Fonti immagini:
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